Il codice Patrito sintetizza un percorso attraverso dieci fasi fondamentali volte a recuperare risorse, migliorare le performance, definire strategie che possano potenziare la qualità della vita.

La resilienza

La resilienza

La resilienza è la capacità di un materiale di sopportare sforzi applicati bruscamente, senza rompersi o cedere. Non è solo resistenza ma evoca proprietà di flessibilità e adattamento. Per capire meglio questo concetto basta pensare alla tensegrità, o più precisamente integrità tensionale, espressione coniata dall’architetto Buckminster Fuller per descrivere la progettazione di strutture che con la minima quantità di materiale garantiscono un’eccezionale stabilità, grazie all'utilizzo di materiali resistenti sia alla compressione che alla tensione. Anche il sistema corpo, come qualsiasi ecosistema in natura, è dotato di resilienza: si parla infatti di resilienza psicologica, la capacità di riprendersi più velocemente o meglio rispetto a un altro individuo dopo un lutto o un infortunio, di resilienza mentale, perché diverse strategie, credenze e convinzioni possono portare ad esiti differenti, o infine di resilienza fisiologica, in quanto fattori come il sonno e la nutrizione incidono sulla rigenerazione e riparazione dei tessuti.

Le sfide

Come è possibile rendere un corpo più resiliente rispetto alla vita quotidiana, alle sfide che l'esistenza ci pone? E rispetto al nuovo obiettivo allenante, o a un trauma subìto? Quali sono i fattori che incidono sui parametri della resilienza e quali indici dobbiamo misurare per conoscere la resilienza di un corpo?

La fascia

La fascia

Pensiamo a una tenda costituita da pali e tessuto. Quando non è montata costituisce un insieme casuale, mentre quando viene utilizzata, forma e funzione sono strutturate e integrate: la tensione che si crea nel tessuto e tra i pali correttamente inseriti origina una struttura flessibile e integrata. Nel corpo umano le ossa rappresentano i pali della tenda mentre la fascia, cioè legamenti e tendini, sono il tessuto della tenda; l'obiettivo della fascia è di mantenere appropriate relazioni spaziali tra diversi componenti. La fascia è l'elemento di unione, un tessuto connettivo che circonda muscoli, ossa, nervi, organi, ogni singola cellula. La fascia crea un supporto, una protezione, aiuta ad assorbire gli shock, è importante nell'emodinamica – il movimento del sangue nei vasi - e nella biomeccanica – l'applicazione dei principi della meccanica agli organismi viventi -, fornisce la matrice liquida che permette la comunicazione intercellulare, è la nostra prima difesa contro le infezioni e la materia da cui prende il via la riparazione dei tessuti dopo una ferita. Quando la fascia è in salute ci si può adattare alle diverse sollecitazioni e proteggersi dai traumi.

Le sfide

Come possiamo intervenire per permettere alla fascia di svolgere al meglio la sua funzione connettiva? Come mantenerla al massimo dell'efficienza? In che modo è possibile ripristinarne la funzionalità, una volta che è stata danneggiata?

Compensi posturali

Compensi posturali

Durante la vita quotidiana compiamo gesti e movimenti ripetitivi che stressano il nostro corpo: muscoli, tendini, legamenti, e la fascia ad essi sottesa, onnipresente nella struttura, si struttureranno per proteggere, sostenere, immobilizzare in funzione di tali movimenti. Ad esempio, se si retraggono i muscoli cosiddetti agonisti, di conseguenza si muoveranno gli antagonisti, variando le relazioni tra forma e funzione, tra contenitore e contenuto; quante più volte viene compiuto il movimento ripetitivo, tanto più questo schema di movimento alterato si installa a livello neurologico. Il corpo ragiona attraverso tre leggi: l'economia, il comfort e l'equilibrio, e per non far sentire il dolore causato dai segnali alterati, che definiamo spine irritative, andrà a modificare la fascia, ad esempio retraendo dei muscoli. Questi tentativi di preservarsi del nostro corpo sono definiti compensi posturali. Spesso la persona non è cosciente di questa dis-organizzazione dovuta al compenso, che può dare origine a diminuzioni del range di movimento (rom) dell'articolazione, o a contrazioni eccessive in alcuni muscoli, restrizioni e compressioni a carico di nervi e vasi sanguigni.

Le sfide

Come si può intervenire per ripristinare l'equilibro dopo che si è installato uno schema di movimento alterato? In che modo si possono ridurre i danni causati dai compensi posturali, ripristinando la funzionalità articolare e muscolare?

Riatletizzazione

Riatletizzazione

Il processo di riatletizzazione è complesso e va gestito con la massima attenzione da un professionista: non si tratta infatti soltanto, come molti credono, dell'ultima fase del percorso di recupero funzionale di un atleta infortunato. Per ottenere una completa ripresa delle capacità e delle abilità sport-specifiche dell'atleta, un moderno riatletizzatore deve essere un esperto di lesioni muscolari, un abile manipolatore in particolare dei tessuti molli, deve possedere competenze sulla gestione mentale ed emotiva sia dell'atleta che dell'amatore, e saper strutturare programmi di prevenzione e di recupero per ottenere il massimo dalle varie fasi che li compongono. Si tratta quindi di una gestione globale dello sportivo, intesa prima come prevenzione e in seconda battuta come recupero, che ha come punti di partenza le lesioni muscolari dirette e indirette, il suo storico di infortuni, i suoi schemi neurologici di movimento, e che sfrutta al meglio le possibilità che ci offre la tecnologia più avanzata.

Le sfide

Come si è modificata la camminata dell'atleta, e in particolare rispetto agli schemi del suo sport? Nello specifico in quale azione muscolare e a quale grado di movimento si evidenziano le conseguenze dell'infortunio? Con quale strategia è possibile instaurare una nuova sequenza motoria? Come si modificheranno muscoli, tendini, legamenti, articolazioni, ossa, sino al ripristino di valori di norma?

Valutazione funzionale

Valutazione funzionale

Rappresenta le analisi del movimento e del controllo motorio e di tutte le qualità e sfaccettature che lo compongono, in una successione ordinata di sequenze, allo scopo di predire lo sviluppo, la prevenzione, l'indicazione della performance, e di favorire la massima performance e una più elevata qualità della vita. Oggi la tecnologia ci consente di creare il modello prestativo basandolo sull'analisi di parametri misurabili e sull'aderenza a un profilo, monitorando a cadenze regolari l’andamento dei parametri. Ad esempio si può procedere alla valutazione di come una vertebra su un piano di movimenti modifica l’azione di un muscolo cui è collegata, e di come ciò influisce sull’esecuzione dell’esercizio, sulla tecnica sport specifica, e quindi sul risultato.

Le sfide

Quali sono gli indicatori della performance, in un'ottica strategica? Scomponendo la performance nelle sue varie componenti, quali sono i parametri più meritevoli di attenzione? Come sono in relazione tra di loro? Ad esempio, una precedente distorsione alla caviglia può generare un dolore cronico al collo? In quale successione si devono misurare questi parametri? Con quale cadenza? Gli strumenti di misurazione a disposizione sono efficaci? Sono conformi ad una moderna valutazione scientifica?

Modello prestativo

Modello prestativo

È la scomposizione di ogni singola azione della prestazione sino ai fattori fondamentali che compongono; ci si chiede qual è il sistema energetico predominante, quali sono i muscoli primari, quali sono le diverse componenti e variabili della forza, della resistenza, della velocità a seconda del ruolo, qual è l'incidenza degli infortuni e quali sono le articolazioni bersaglio. Attraverso la match analisys è possibile conoscere esattamente il tempo, la durata, le variazioni di ritmo, lo spazio percorso, al fine di ottimizzare e progettare un allenamento che consenta di arrivare ad esprimere la prestazione ottimale. Il modello prestativo è allineato dal preparatore con le reali competenze e peculiarità dell'atleta.

Le sfide

Quali sono i componenti essenziali risultanti da questa scomposizione? Quali i parametri da misurare? Quali gli indicatori che più ci avvicinano alla perfetta performance?

Allenamento respiratorio

Allenamento respiratorio

Nel panorama odierno di una più elevata qualità della vita e delle performance sempre più di alto livello, la componente respiratoria e il relativo allenamento stanno riscuotendo un enorme, e crescente, successo. Molti sport necessitano sia di preparazione che di una elevata capacità di coordinazione dei muscoli respiratori, poiché un maggiore sforzo coincide con una più elevata attivazione muscolare. Un allenamento di questo genere coinvolge in particolare il muscolo diaframmatico. La mancanza di un adeguato controllo sul diaframma spesso è causa di difficoltà di movimento della zona toracica, a sua volta frequente causa di molti compensi posturali e di spine irritative che possono originare fastidiosi dolori.

Le sfide

Quale aspetto dello sport in questione può variare con l’allenamento respiratorio? A che tipologia di muscolatura ci si trova davanti? Quale tipo di fibra? Quindi quale dev'essere il ritmo allenante? Che tipo di recupero è più idoneo? In che modo questo allenamento può modificare la postura del soggetto? Quanto può influire su una spina irritativa?

Periodizzazione della forza

Periodizzazione della forza

È il fulcro del progetto allenante: l’obiettivo designato viene strutturato in periodi, a loro volta suddivisi in cicli, tenendo conto dello sviluppo della mobilità articolare, per rafforzare i tendini e i legamenti, sviluppare la forza del tronco, individuare e rinforzare i muscoli stabilizzatori, e allenare i movimenti specifici richiesti dalla disciplina. Per ottenere i risultati desiderati, è necessario considerare la variabilità del carico, programmare il suo aumento progressivo, valutare come l’individuo reagisce e gli adattamenti a cui l’atleta va incontro.

Le sfide

Come è possibile arrivare allo sviluppo della forza massima di un atleta? Come trarne il massimo vantaggio per le capacità tecniche specifiche dello sport? In che modo gestire il mantenimento di tali capacità e la transizione tra la fine di un programma e l'inizio di uno nuovo?

Ritmi circadiani

Ritmi circadiani

La natura e il corpo umano sono governati da una moltitudine di ritmi, più o meno importanti, esterni o interni. Come il flusso della luna e del sole regolano il raccolto, il ritmo del vento secondo la medicina tradizionale cinese influisce sulla fascia connettivale, e il ritmo del sonno genera stato di attivazione o disattivazione a seconda delle ore dormite e della qualità e delle diverse fasi che le compongono. Questi ritmi biologici governano la nostra salute, e l'interruzione di questi ritmi a causa di eventi esterni, definiti stressor, può creare gravi disturbi all'organismo.

Le sfide

È possibile conoscere con precisione i cicli e i ritmi che presiedono alla regolazione delle funzioni dell'organismo? Come si riesce a ripristinare la regolare alternanza di questi flussi dopo un evento traumatico? Quali benefici si possono trarre da una migliore gestione di tali ritmi?

La rigenerazione

La rigenerazione

L'obiettivo è assicurarsi che il corpo sia messo nelle giuste condizioni per autoripararsi, con un approccio sia di prevenzione che di completo recupero, che tenga conto dell'individuo a 360°. Questo tipo di rigenerazione è possibile soltanto se i nostri movimenti quotidiani a livello biomeccanico sono corretti e ogni muscolo è dotato di una giusta sequenza di attivazione, se il livello di idratazione è costante e gli elettroliti in equilibrio, se le ore di sonno sono coerenti in fasi, durata e qualità, se la nutrizione rispetta le proporzioni in macro-micronutrienti, con attivazione glicemiche proporzionali, se le parti cognitiva e affettiva sono allineate con progetto motorio e obiettivi ben definiti e chiari, se si misura e valuta ogni parametro che interessa la performance specifica. Tenendo conto di tutti questi parametri è possibile ben delineare il progetto allenante, sfruttando il processo grazie al quale l’energia che recuperiamo dalle fonti di stress quando impostiamo giusti ritmi vitali, viene usata dall’organismo per riparare e rigenerare i tessuti.

Le sfide

È possibile misurare l'indice di stress, per programmare un ottimale recupero funzionale? Come si stabilisce qual è il training più idoneo?